Skills per project manager e comunicazione remota
Ciao e buon anno! Spero tu sia riuscito o riuscita a staccare adeguatamente e a ricaricarti le batterie per ricominciare con slancio. 🙂

Io, come mio solito, non sono stato proprio fermo fermissimo (niente paura, ho staccato anch'io per un tot),  infatti ti ho preparato una newsletter coi fiocchi, stracolma di contenuti ed eventi per cominciare a lavorare sulla tua crescita professionale nel 2025!

Al volo in questa mail troverai:
  • Un'anteprima del mio nuovo corso online, questa volta dedicato alla comunicazione in remoto - che non è una semplice variazione di quella in presenza, ma che obbedisce a dinamiche del tutto diverse.
  • Un'intervista a Cristiano Ottavian, Project Management Trainer, proprio sulle competenze di e per i PM - partendo dalla domanda più importante: sono ancora attuali?
  • E in più, gli eventi da non perdere di questo mese e un paio di articoli selezionati per te dal mondo della leadership e della formazione.
Buona lettura!

Edoardo

Comunicare bene in remoto (anteprima)

La comunicazione in remoto non è una variazione della comunicazione in presenza - è una competenza del tutto diversa.

Ed è diversa per via di quattro differenze fondamentali, quelle di cui parlo nel video in anteprima che trovi qui di seguito:
 

Negli altri moduli troverai consigli, strumenti e competenze non soltanto per ovviare a queste differenze, ma per usarle a tuo vantaggio e rendere la tua comunicazione in remoto più chiara ed efficace - assicurandoti che il tuo messaggio passi sempre!  

Quattro chiacchiere con Cristiano Ottavian

Ciao Cristiano, e grazie per questa intervista! Partiamo subito: io mi occupo di competenze, tu di Project Management, e il contesto in cui ci muoviamo è quello del future of work. In questo contesto il Project Management è ancora una competenza rilevante per i manager di oggi?

La risposta è sì, assolutamente. Il Project Management rimane una competenza fondamentale, direi addirittura una delle basi di qualsiasi ruolo manageriale.

Non solo lo troviamo nei manuali, ma lo vediamo continuamente applicato. Ci sono tre elementi principali che lo rendono così importante:  

Primo: Comprendere il contesto. Per un manager, è essenziale saper leggere l’ambiente in cui opera.

Strumenti come l’analisi SWOT (punti di forza, debolezze, opportunità e minacce) non sono solo teorie accademiche, ma veri e propri strumenti culturali per interpretare la realtà.  

Secondo: La conoscenza economica. Ogni manager dovrebbe padroneggiare almeno i concetti fondamentali di bilancio, capendo come le sue decisioni impattano sul conto economico e sullo stato patrimoniale dell’azienda.

Questo vale tanto per le operazioni di routine quanto per progetti unici.  

Terzo: Gestire l’unicità. Tutto ciò che non è automatizzabile o ripetibile richiede una gestione attenta.

In un’epoca in cui la tecnologia è sempre più presente, le competenze di Project Management diventano ancora più cruciali per tutto ciò che richiede creatività, flessibilità e capacità di interpretare scenari complessi. 
 

E se andiamo più nello specifico, quali competenze servono oggi per gestire progetti in modo efficace? Ci sono aspetti meno ovvi che ritieni fondamentali?

Oltre alle competenze più evidenti, come la gestione del tempo e dell’organizzazione delle riunioni, ci sono almeno due aree che vorrei sottolineare. 

La prima è la conoscenza del settore. Anche se il Project Management segue principi universali, credo che sia difficile gestire bene un progetto senza una certa familiarità con il contesto in cui si opera.

Ad esempio, un progetto di costruzione e uno di sviluppo software sono molto diversi: le logiche gestionali di base possono essere simili, ma serve comunque una conoscenza specifica per capire se le informazioni che ricevi sono affidabili o no.  

La seconda area riguarda le competenze relazionali. I progetti spesso comportano elementi di incertezza, che possono generare ansie e timori nelle persone coinvolte.

Un buon Project Manager deve saper leggere queste dinamiche, cogliere i rapporti di potere, e considerare anche gli aspetti culturali ed emotivi. Il processo decisionale non è mai solo matematico o razionale; è influenzato da aspettative, paure e tensioni. 
 

Quali difficoltà vedi più frequentemente nella gestione dei progetti? E queste sfide sono sempre le stesse o stanno cambiando?

Bellissima domanda, perché tocca due punti chiave.

Partiamo dal primo: sì, ci sono difficoltà comuni che vedo ripetersi spesso. Ad esempio, molte persone iniziano a fare Project Management senza rendersi conto di farlo.

È un ruolo che spesso nasce spontaneamente: inizi a gestire progetti perché hai un certo talento naturale, ma senza una vera consapevolezza.

Questo porta spesso a lavorare con metodi appresi un po’ "al volo", basati su euristiche o consigli ricevuti da colleghi.

Un primo ostacolo, quindi, è rimettere in discussione queste abitudini per adottare approcci più strutturati.  

Il secondo aspetto riguarda l’evoluzione del contesto.

Il mondo cambia rapidamente, e con esso anche gli approcci e le metodologie di Project Management.

Ad esempio, la digitalizzazione e la necessità di collaborare con team sempre più diversificati richiedono ai Project Manager di ampliare continuamente il proprio bagaglio di conoscenze.

È una sfida che rende il lavoro stimolante, ma che richiede anche molta flessibilità e curiosità.

E se qualcuno volesse approcciarsi per la prima volta al Project Management, da dove consiglieresti di partire?

Se sei un principiante, il mio consiglio è di iniziare con un buon libro o un corso introduttivo che abbia solide basi metodologiche.

Non affidarti solo a testi che raccontano esperienze personali: è meglio puntare su risorse che seguano standard riconosciuti, come la norma ISO 21502, che fornisce una struttura chiara per il Project Management.  

Se invece hai già un po’ di esperienza e vuoi consolidare le tue competenze, cerca corsi più avanzati o specializzati, sempre però riferiti a standard internazionali.

Questo è importante perché approcci troppo "nazionali" rischiano di essere influenzati da visioni locali, mentre gli standard internazionali sono più universalmente applicabili.  

In ogni caso, il punto di partenza deve sempre essere un metodo riconosciuto, che ti permetta di costruire una base solida su cui lavorare e crescere.

 

Gli eventi e le novità di questo mese

HRC BARCAMP
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Il principale osservatorio italiano sull'evoluzione dei trend HR - focus chiaramente su AI quest'anno!
 
THE FUTURE OF HR 2025
28-29-30 gennaio - Bologna - Torino - Milano
The Future of HR, giunto alla sua terza edizione, è il format dedicato a portare innovazione, strategie all’avanguardia e testimonianze dirette ai professionisti HR.
 

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